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Se la categoria dei motociclisti si trova costantemente in difficoltà con situazioni che non hanno corrispondenza in altri Stati Europei, è evidente che vi sono delle colpe tutte italiche: pagare i pedaggi autostradali come le auto a differenza dei nostri colleghi europei, è il risultato della mancanza di un confronto autorevole con le Istituzioni.

Chi ci governa ascolta le istanze delle categorie, a patto che le stesse parlino una voce autorevole ed univoca: quando una categoria è frammentata e sono tante le associazioni che vogliono rappresentarla le voci i accavallano, si confondono e NON giungono a destinazione, è solo rumore di fondo.

Con una costanza quasi al limite dell'assurdo è facile constatare che in tanti anni si è assistito al fenomeno di associazioni o movimenti nati spontaneamente per "difendere i motociclisti", "perché è ora di dire basta", "perché dobbiamo far sentire la nostra voce".

Complice anche la rete, assistiamo al sorgere di gruppi quali gli "Amici del cardano", piuttosto di "Biker duri e puri", "Motociclisti tosti", "Forcelle roventi", etc…. (sono nomi di fantasia, o per lo meno lo speriamo, ma vogliono così esprimere la varietà e la fantasia che sta dietro a molte sigle); tutti questi gruppi nascono fortemente determinati magari sull'onda di un fatto emotivo (la morte di un biker per un guard rail assassino, ad esempio) e le motivazioni sono sacrosante!

Spiace però dover constatare che la stragrande maggioranza non dura "l'espace d'un matin" e non si è ottenuto un granché se non una transitoria rabbia che non è stata ben focalizzata; altre realtà si esprimono magari bene a livello locale ottenendo anche qualche risultato aggregando bene la spinta proveniente dalla base, ma non escono dalla provincia in cui sono nati.

Poi abbiamo la realtà dei tanti, tantissimi motoclub "federati" in una grande organizzazione che raccoglie una notevole massa di appassionati magari anche solo per motivi di agonismo o di collezionismo, ma in quell'ambito NON vengono quasi mai affrontati i problemi seri di chi la moto o lo scooter li utilizza tutti i giorni e combatte con buche, segnaletiche assurde, mancanze di parcheggi, gabelle e sanzioni assurde. E non è per dolo o mancanza, ma perché nel loro statuto non si parla di difesa dei diritti dei motociclisti. In altre parole non è un loro obiettivo.

In ogni caso quel genere di organizzazione non persegue questa finalità e non rappresenta i motociclisti italiani in sede europea e quindi non porta la nostra voce in modo autorevole nelle sedi competenti, può sì vantare numeri elevati di iscritti, ma è "distratta" su altri temi più rilevanti.

E poi c'è il Coordinamento, e c'è da più di ventanni (e non è poca cosa…), oggi più evoluto ed agguerrito di sempre, ha rapporti stretti con la FFMC (la federazione francese, la più importante in Europa oltre ai nostri confini) e sostiene la FEMA, l'associazione dei motociclisti europei, si attiva con tutte le sue forze per situazioni di sopruso come la richiesta del pedaggio allo Stelvio.

Se attiva localmente come a Ravenna o a Varese fa comprendere il perché è necessario mantenere i parcheggi dedicati alle moto, si fa sentire con Comuni importanti come quello di Roma per il divieto di circolazione degli scooter e moto, con quello di Milano per la segnaletica orizzontale scivolosa, chiede alla Società autostrade perché il "car pooling" sì, ma una riduzione dei pedaggi per le moto no, esprime la propria contrarietà nei confronti dei metodi del Corpo Forestale dello Stato, e potremmo continuare…

Anzi lo facciamo: ricorda un motociclista eroe moderno come Spadino (Pier Lucio Tinazzi), attesta con un premio la capacità di essere solidale dei motociclisti, contribuisce con una campagna ad hoc un'associazione che spende i suoi soldi per la salute di chi ha avuto incidenti sulla strada, sostiene e promuove dando spazio sul proprio sito a quei motoclub che sono attivi sul tema della solidarietà, sostiene associazioni che perseguono la legalità e la giustizia come quella che vuole che si stabilisca il reato di omicidio stradale, etc…

Tutto questo è fatto da POCHI volontari, da SOCI attivi che investono buona parte del proprio tempo libero e le proprie risorse su questi ed altri temi: potete immaginare cosa potremmo fare se fossimo anche solo 10 volte più numerosi?

In conclusione? Semplice, la scelta è TUA che stai leggendo: se vuoi che le cose cambino dobbiamo diventare più numerosi e parlare con una voce sola, ovvero COORDINARE iniziative simili tra di loro, cercare una unità d'intenti con TUTTI, unendo le forze partendo da una base consistente.

Il costo del tuo impegno? Poco meno di un paio di caffè al mese…. o meglio ancora, se vuoi,  una partecipazione attiva su questi temi cercando localmente di aggregare almeno dieci motociclisti in un gruppo locale che ci supporti sulle tematiche del posto…

Insomma….la scelta è tutta vostra!

Per iscriversi al C.I.M. per il 2014 puoi collegarti a  questa pagina grazie!

Coordinamento Italiano Motociclisti
Ufficio Comunicazione