Motociclisti e l'Europa: un rapporto in forte crisi?

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La Commissione ed il Parlamento europei stanno lavorando alacremente sul progetto di legge che vorrebbe unificare le revisioni programmate dei mezzi circolanti sulla strada (RWT) che colpirebbe tutti gli utenti della strada, di cui 40 milioni sarebbero quelli a motore con due ruote.

Ricordiamo che se tale normativa andasse a regime, qualsiasi mezzo a motore in Unione Europea, dai motorini di piccola cilindrata, fino agli autorimorchi di più grande peso, sarebbero sottoposti OBBLIGATORIAMENTE ad una revisione annuale.

Nonostante il fatto che tutti gli studi preliminari abbiano sottolineato quanto una tale misura sarebbe inutile per la sicurezza stradale, nonostante la quasi unanime bocciatura da parte del Consiglio d'Europa, nonostante le forti opposizioni, le petizioni e le dimostrazioni dei conduttori, il progetto continua a procedere, ponendo seri dubbi circa i motivi reali che muovono i responsabili di tale azione.

Fin dall'inizio, la Commissione ha basato la sua proposta sui dati grossolanamente distorti forniti da una società privata tedesca che è tra i leader del business delle revisioni.

Recentemente,  si è tenuta a livello Comunitario una "udienza pubblica" dove in verità erano presenti esclusivamente i rappresentanti di coloro che hanno un interesse diretto per l'espansione della revisione ad eccezione di una sola organizzazione di automobilisti.

Nessun altro utente od esperti veramente indipendenti di sicurezza stradale sono stati in grado di esprimere la loro preoccupazione in quest'ambito.

Dopo numerose richieste il relatore, il deputato Werner Kuhn della Germania, non ha ancora risposto alla FEMA che vorrebbe discutere l'altro lato della questione: l'impatto di tale decisione sui cittadini.

Per quati ultimi significherebbe collettivamente una questione di miliardi di euro, molte ore di lavoro sprecate, per non parlare del tempo molto costoso speso dall'amministrazione europea su questo argomento inutile, quando tante proposte ben più importanti sonoi in attesa, non solo per la sicurezza stradale, ma anche sulla le questioni dell'economia e dello sviluppo. 

Gli utenti della strada in generale, ed i motociclisti in particolare, stanno cominciando a mettere in discussione lo svolgimento democratico e l'obiettività del processo decisionale, oltre a contestare apertamente il relatore stesso, il Sig.Kuhn. 

Non sarebbe la prima volta che l'Unione Europea viene accusata di non tutelare adeguatamente le esigenze delle persone reali, e ci si chiede se la stessa può davvero permettersi ancora un altro esempio di parzialità, anche su un tema così proporzionalmente non determinante.

Le organizzazioni motociclistiche continuano a fornire ai propri rappresentanti eletti al Parlamento europeo (ed ai media) fatti oggettivi e studi indipendenti che dimostrano che aumentare la frequenza delle revisioni non migliorerebbe la sicurezza stradale per i motocicli. 

Speriamo che i principi di sussidiarietà e di proporzionalità alla fine vengano rispettati, ovvero che prevalga il buon senso, e che la questione non diventi un simbolo di una Europa autocratica che cede alle pressioni economiche, piuttosto che tenere in considerazione la volontà e le esigenze dei cittadini. 

Spetta ora al Parlamento e soprattutto al relatore Kuhn garantire tutto ciò.

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