Multe in base al reddito? Ci sarebbero molte sorprese...

Multe

Una proposta di legge presentata in Parlamento, se approvata come tale, imporrebbe il pagamento delle sanzioni relative al Codice della Strada in base al proprio reddito dichiarato. La proposta di pagare le sanzioni secondo il reddito e la cilindrata della macchina presenterebbe alcuni problemi non da poco. Il sistema è già praticato in Scandinavia ma da noi la cosa presenterebbe delle indubbie difficoltà. 

Difatti da noi ci sarebbe il rischio che un lavoratore dipendente con 25.000 euro di reddito lordo l'anno, finisca di pagare di più di molti commercianti e liberi professionisti che hanno redditi medi dichiarati di 13-15.000 euro l'anno

Il sistema da noi potrebbe funzionare non appena le dichiarazioni dei redditi saranno veritiere, ma in realtà si scoprirebbe, allo stato attuale che molte "indigenze" con SUV pagherebbero meno di tanti altri. Allora si potrebbe forse pensare a sanzioni in rapporto alla cilindrata ed alla potenza del veicolo.

In questo caso però è prevedibile che ci possa essere una notevole necessità di personale di polizia in ufficio per l'individuazione esatta della sanzione da notificare e su strada per la contestazione immediata servirà un data base, per stabilire la potenza del mezzo e la relativa sanzione da abbinare. Prevedibile che si possa sbagliare cilindrata e potenza ed i ricorsi si sprecherebbero. 

Alla fine chi pagherà? Solo i meno attrezzati ovviamente, cioè quelli con le utilitarie di 15 anni di anzianità!

"Introdurre un principio di proporzionalità al meccanismo delle multe stradali. E' questa la ragione alla base della nostra proposta di legge che, in ragione delle difficoltà relativamente all'incrocio di dati tra amministrazioni e dell'ampiezza del fenomeno dell'evasione ed elusione fiscale, si intende fondata su un parametro induttivo della condizione economica: la potenza del veicolo guidato". 

Così i deputati del MoVimento 5 Stelle in commissione Trasporti motivano la decisione di depositare la proposta di Legge, a prima firma Michele Dell'Orco, che intende introdurre all'interno del codice della strada il principio di proporzionalità delle multe.

"Oggi la funzione primaria delle sanzioni stradali - spiega Dell'Orco - che è costituire un deterrente alle infrazioni stradali rendendo la circolazione più agevole e sicura, non riesce più ad avere un'adeguata efficacia. Tutto questo a fronte del fatto, però, che ogni anno vengono staccate circa 14 milioni di multe: 1600 ogni ora. La maggior parte di queste restano inevase, lasciando buchi milionari nei bilanci delle amministrazioni per le quali questo strumento ormai costituisce semplicemente un modo per fare cassa. Si tratta di una forma di 'rastrellamento' che non tiene in alcun conto le distanze economiche tra cittadino e cittadino".

Per alcune persone infatti una multa rappresenta un salasso, per altre costituisce poco più di un fastidio. Il risultato - spiega Dell'Orco - è che il meccanismo sanzionatorio, così come previsto attualmente dal codice della strada, non è dissuasivo allo stesso modo per tutti, perché la sanzione comminata per una stessa infrazione, in proporzione, rappresenterà una pena maggiore per un soggetto con un reddito basso rispetto a uno dal reddito più elevato.

La soluzione a questa distorsione del sistema c'è, ed è già adottata efficacemente in diversi paesi: pagare la multa proporzionalmente alla propria capacità contributiva. Il parametro della condizione economica basata sulla potenza del veicolo guidato è in linea con il principio già adottato per il bollo auto 'piu' il mezzo è potente, più paghì.

La potenza del motore incide sul costo di base del veicolo e, dunque, può essere considerato indicativamente un elemento valido per fornire un'indicazione sulle capacità economiche del suo proprietario".

Una correlazione che noi del Coordinamento Italiano Motociclisti riteniamo del tutto infondata, soprattutto per quanto riguarda il settore motociclistico!

Basti paragonare la potenza di una Harley Davidson con quella di una Honda CBR 600, e poi paragonarne il prezzo di acquisto!

Tanto per cambiare ci ritroviamo in una situazione in cui abbiamo in Parlamento persone che fanno proposte di Legge su argomenti che non conoscono a fondo, ed in alcuni casi non conoscono affatto.

Sembra un ritorno alla assurdità dell'articolo 65 del decreto legge 513 (il Dl 47/93).

Era il 1993 e da poco era stata ridotta l'IVA sui motoveicoli di cilindrata superiore ai 350cc (che era stata applicata fino a poco tempo prima poiché ritenuti oggetti di lusso!!).

Per non mollare facilmente la presa il Governo di allora decise di instaurare una supertassa di immatricolazione proporzionale al numero dei cilindri: una moto a quattro clindri pagava di più di una moto a due cilindri. 

Quando si fece presente che non erano state menzionate le moto ad un clindro, la risposta fu ''Se si menzionano solo i 2 cilindri e i 4 cilindri, salvo una modifica, i monocilindri dovrebbero restare fuori nell'assunzione di una minore capacita' contributiva connessa ad un minor valore economico''.

Dimenticandosi che esistevano anche le moto a tre clindri (la serie K75 della BMW ad esempio) e quelle a sei (la Honda Gold Wing 1500).

Con l'elezione dei parlamentari del M5S abbiamo una dimostrazione pratica di quello che Giuseppe Tomasi di Lampedusa fece dire a Tancredi Falconeri nel romanzo "Il Gattopardo": «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi.»

A questo punto diventa spontaneo ricordarsi il titolo di un film "leggero" degli anni 80: "Se tutto va bene siamo rovinati."

Coordinamento Italiano Motociclisti
Ufficio Comunicazione