La madre dei motoimbecilli è sempre incinta!

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Ogni tanto riceviamo dei commenti sulle attività della associazione, a volte via mail, altre di persona o sui social network, che hanno la singolarità di potere essere catalogate in due precise categorie.

O sono complimenti per le nostre iniziative e le nostre attività, e affermano che il nostro lavoro è importante, oppure sono critiche nelle quali ci dicono che non serviamo a nulla e che non abbiamo mai ottenuto un risultato valido.

Via mail o di persona prevalgono i complimenti. Spesso veniamo invitati a partecipare a dei raduni, dandoci uno spazio gratuito, poiché "le iniziative della associazione sono importanti per i motociclisti" e chi ci invita ritiene possa essere una occasione per fare conoscere ai motociclisti le nostre attività, e magari trovare dei nuovi sostenitori.

Le critiche di solito arrivano dai social network, dove ci viene scritto che in oltre vent'anni non abbiamo mai ottenuto dei risultati, che se vengono messi nuovi limiti e vengono create nuove campagne di controllo delle strade è perché il CIM non conta nulla.

Sono commenti che sembrano diametralmente opposti, ma coloro che fanno questi commenti hanno in comune molto di più di quello che si potrebbe pensare.

Per capire cosa hanno in comune, devo prima ricordare cosa è il CIM e come funziona.

Il CIM è una A.P.S. senza fine di lucro, (quindi non siamo un motoclub o un gruppo virtuale di un social network) impegnata nella tutela dei diritti degli utenti di motoveicoli, le cui attività vengono svolte dai soci operativi, che svolgono questa attività a livello volontario e non retribuito.

I sostenitori che si iscrivono alla associazione ci danno un importantissimo aiuto economico, che integriamo con la vendita dei materiali promozionali (come le magliette). Con queste risorse possiamo pagare i costi di gestione: sito internet, materiali divulgativi (manifesti e volantini), costi postali e bancari, costi di partecipazione alle manifestazioni (il trasporto dello stand costa...).

I soci operativi, oltre a pagare la quota associativa, si pagano di tasca loro gli altri eventuali costi relativi allo svolgimento delle attività della associazione (es: carburante per gli spostamenti).

Non abbiamo "santi in paradiso", non abbiamo sponsor economici, non abbiamo benefattori che ci fanno donazioni. Siamo una associazione indipendente, apartitica (quindi senza agganci politici), composta da motociclisti che vogliono restare liberi, per non essere condizionati nelle nostre proposte. Abbiamo degli ideali che non siamo disposti a vendere, e questo forse ci rende inconsueti e forse scomodi.

I soci operativi sono meno di una ventina (i soci operativi e i sostenitori sono due cose diverse con due tessere diverse!), ma abbiamo constatato che quando si vuole ottenere qualcosa, basta impegnarsi e dedicare del tempo che dei risultati concreti si vedono. Siamo arrivati ad impegnare, complessivamente, anche più di quaranta ore alla settimana, che corrisponde al tempo di una persona che lavora a tempo pieno.

Quando si dice che è inutile darsi da fare perché tanto non si ottiene mai nulla, si dice una falsità. Basta impegnarsi con continuità e competenza, per ottenere risultati. Grazie alla competenza e al tempo dedicato dai nostri soci che siamo arrivati alla commissione che si occupa della delega al governo per la revisione del C.d.S., dove abbiamo potuto portare le nostre proposte e le nostre considerazioni in merito.

Il nostro problema è che essendo tutti volontari ed essendo meno di venti, non ci è sempre possibile arrivare a dedicare fino a 40 ore alla settimana (abbiamo tutti una famiglia e dobbiamo lavorare per vivere), ma per fare cambiare qualcosa questo impegno dovrebbe essere sempre mantenuto.

Il nostro progetto è quello di fare uscire l'associazione dal "volontariato puro" e poterci permettere di retribuire una o più persone che svolgano quelle 40 ore settimanali, per seguire con continuità gli obiettivi della associazione, al fine di raggiungere risultati concreti.

Purtroppo lo sviluppo di questo progetto è bloccato dalle persone di cui parlavo all'inizio, che a prescindere dai commenti che fanno sul CIM, hanno una caratteristica in comune: stanno alla finestra a guardare, aspettando che le cose le facciano gli altri.

Per fare cambiare qualcosa, si deve essere in tanti, uniti e solidali, che si impegnano in modo concreto per questi cambiamenti. Il sistema può essere partecipare al CIM come soci o come sostenitori. Ma pare sia una cosa molto difficile.

E' molto più facile invitarci ad un raduno e dire "siete importanti", peccato che quando diciamo "visto che siamo importanti, perché non vi iscrivete al CIM?" tutti si tirano indietro. Ma che senso ha invitarci e dire "è importante il vostro lavoro" oppure "così magari trovate dei sostenitori" e poi non avere tra i sostenitori NESSUNO degli organizzatori del raduno? Qui dettagliamo meglio questa situazione.

E' molto più facile criticare una associazione che trae energia e importanza dal numero dei sostenitori, pretendere magari che riesca ad ottenere dei risultati, restandone però fuori, aspettando che siano gli altri a darsi da fare solo per fare critiche gratuite a chi sta chiedendo una mano per potere avere le risorse per realizzare qualcosa di concreto. Sono come quelli che prima inneggiano alla solidarietà tra motociclisti, si chiamano tutti fratelli, ma poi quando vedono una moto ferma sul ciglio della strada non si fermano nemmeno a chiedere se serve aiuto solo perché la moto non è della marca che secondo loro serve per potere essere "motociclista".

Alla fine chi si limita ai complimenti o chi sa solo criticare, hanno lo stesso concetto di base di partenza. Concetto grazie al quale non si permette alla unica associazione che lavora da oltre vent'anni per cercare di tutelare i motociclisti (noi parliamo di motociclisti, non di motociclismo!) di avere le risorse per fare cambiare qualcosa.

A tutti voi che aspettate che siano gli altri a fare, quando vi chiederete di chi è la colpa delle situazioni che non vi piacciono, di chi è la colpa se non cambia mai nulla, ricordatevi che è molto facile potere guardare in faccia il colpevole: andate davanti ad uno specchio e lo vedrete.

(E per quanto riguarda il titolo e la foto dell'articolo... beh... erano solo per attirare a leggere questo articolo.)


P.S. Ci hanno fatto notare che esiste anche la categoria di quelli che non gliene frega nulla, che pensano di potersela cavare perché sanno arrangiarsi, come prevede l'abitudine degli Italiani. Ne abbiamo conosciuti tanti. In molti casi questo loro "essere superiori ai problemi" spariva non appena o si facevano male loro, oppure un amico si faceva molto male con una buca chiusa male o finiva dilaniato da un guardrail. La reazione tipica è indignarsi perché nessuno fa mai nulla, nemmeno provano ad informarsi su chi sta provando a fare qualcosa, ma aprono dei gruppi su FB per creare delle proteste per cercare di fare cambiare le cose. E se gli si dice "guarda che potresti unirti a noi, visto che sono vent'anni che chiediamo supporto ai motociclisti" sapranno solo rispondere "se in vent'anni non avete fatto nulla vuole dire che non siete stati capaci, ora ci pensiamo noi!"

Partono con tanto entusiasmo, certi di sapere come fare ad ottenere risultati, ma alla fine fanno proposte analoghe a qulle che noi facciamo da vent'anni, ricevendo le stesse risposte... e tutto si ferma. Tipicamente in meno di un anno si spengono, forse perché per certe azioni ci vuole un impegno che non avevano considerato, o anche demotivati dai risultati ottenuti. Ma quando arrivano a lamentarsi della poca collaborazione che hanno trovato da parte dei motociclisti, non so come mai ma mi viene da ridere...

Marco Polli
Presidente del Coordinamento Italiano Motociclisti

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