I motociclisti italiani: una categoria indifendibile.

idioti

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un articolo su un motociclista che andava a 100 all'ora in Svizzera, ma il limite era di 50. Risultato: multa e ritiro patente. In seguito al ritiro della patente, ha perso il lavoro, dato che per lavoro doveva usare l'auto.

I commenti che ho letto, soprattutto sul nostro profilo di Facebook, mi fa capire che tutelare i diritti dei motociclisti italiani è impossibile.

Il Coordinamento Italiano Motociclisti non è un gruppo di Facebook o un motoclub. E' una Associazione di Promozione Sociale che ha come obiettivo la tutela dei diritti degli utenti dei motoveicoli. Siamo della idea che per richiedere il rispetto dei nostri diritti si debba essere nella condizione di poterlo fare. In altre parole dobbiamo essere rispettabili agli occhi degli altri utenti della strada.

Di conseguenza ci sono alcuni punti che per noi sono molto importanti:

  1. Le regole imposte dal CdS servono per definire come gli utenti della strada interagiscono, quindi devono essere sempre rispettate.
  2. Se si ritiene che un limite o una regola non sia corretta, ci si deve organizzare per richiederne la modifica. Non rispettarlo o usare regole "fai da te" non è una soluzione e può generare regole ancora più restrittive.
  3. I limiti vigenti sulle strade sono spesso difficili da rispettare, ma una cosa è superarli del 20%, un'altra è superarli del 100%.
  4. Se si commette una infrazione e si viene sanzionati, dare la colpa a chi ha messo il limite o a chi ha rilevato l'infrazione, è solo un pretesto per non accettare le proprie responsabilità.
  5. Avere un incidente a velocità di molto superiore al limite presente sulla strada, mette automaticamente il conducente dalla parte del torto. Invocare guardrail migliori, una diversa segnaletica, incroci più sicuri, non ha alcun senso se non si guida rispettando le regole.

Tutto questo è importantissimo per riuscire ad avere la credibilità e l'autorevolezza necessaria per rivolgersi alle istituzioni e richiedere il rispetto dei nostri specifici diritti.

Poi sugli articoli dei giornali troviamo alcuni eventi degli ultimi tempi.

In Svizzera un "motociclista" italiano guida a 102 all'ora dove c'é il limite di 50, e quando viene fermato dice che era sovrappensiero, che non c'erano riferimenti per capire la velocità e che non aveva fatto caso alla presenza dei controlli, e come conseguenza gli ritirano la patente, che inoltre non era idonea per guidare la sua moto in Svizzera.

A Roma un "motociclista" sul filo dei 100 all'ora si fa quasi un chilometro in impennata e viene fermato dalla polizia, che ritirano la patente e gli danno una multa da 850 euro. Gli automobilisti presenti alla scena, applaudono.

Un "motociclista", su una strada statale del Piemonte, finisce a 200 all'ora contro un guardrail e finisce decapitato. L'attenzione si sposta subito sulla pericolosità dei guardrail, ma a quella velocità cosa sarebbe cambiato se invece di un guardrail avesse trovato un platano o un muretto?

Nel Veronese, a causa di "motociclisti" che trovano appassionante correre ad oltre 200 all'ora sulle strade statali, la Polizia Stradale locale decide di fare una campagna di controlli a "tolleranza zero". Alla fine questi controlli finiranno con il colpire quei motociclisti che sforano del 10-20% i limiti, mentre chi si ingarella avrà già trovato altre strade per continuare a farlo indisturbati.

Sono notizie dalle quali emerge una immagine decisamente discutibile della categoria dei motociclisti. Irrispettosi dei limiti di velocità, disinteressati a rispettare gli altri utenti della strada, guidano come se la strada fosse di loro proprietà, per portare ordine sulle strade si devono organizzare delle vere e proprie campagne di controllo stradale, rivolte unicamente ai motociclisti.

Se queste notizie vengono diffuse sui social network o sui siti del settore, si possono leggere i commenti di molti "motociclisti" che mostrano solidarietà per i "fratelli" coinvolti in questi eventi. Commenti che criticano i controlli della polizia, che giustificano chi corre troppo, che attribuiscono le responsabilità degli incidenti sempre agli altri o alle infrastrutture, che non considerano mai la velocità fuori dai limiti come causa principale di molti incidenti.

Se gli si fa presente che tutte le statistiche fatte in diversi paesi europei dimostrano che la causa principale degli incidenti dei motociclisti è proprio l'eccessiva velocità e lo stile di guida del conducente, affermano che sono statistiche non attendibili, poiché la responsabilità è principalmente degli automobilisti.

Sulla nostra pagina Facebook ho più volte sostenuto l'importanza del rispettare i limiti di velocità, con la consapevolezza che nel quotidiano è difficile osservare uno stretto rispetto dei limiti, ma una cosa è superarli del 10-20%, ma è ben diverso (e molto più grave e pericoloso) superarli del 80-100%. Ritenere che un limite sia esageratamente basso non è un motivo per ignorarlo, come se si volessero impostare dei limiti "fai da te", ma dovrebbe essere la motivazione per unirsi e fare una richiesta di revisione.

Per questa mia posizione ricevo spesso critiche, dato che ricordare a degli arroganti che la strada non possono fare come pare a loro, (come ho scritto in questo articolo) ben difficilmente può essere apprezzato, ma il top è sentirmi dire da uno uno di questi "motociclisti" che, visto come la penso, non posso rappresentarlo, e che non è l'unico che la pensa così.

La cosa che trovo divertente è che non si rende conto che non è che "non posso", ma proprio "non voglio".

Non ho alcun interesse nel volere tutelare i diritti di quelli che considero sedicenti "motociclisti", di coloro che guidano con prepotenza ed arroganza, pretendendo di avere il diritto di ignorare le regole del CdS solo perché hanno una moto. Ho già sentito dire "se dovevo rispettare i limiti, non avrei preso una moto".

Ci hanno detto che è per come ci rivolgiamo ai motociclisti che abbiamo poco riscontro. Certo, ci sono persone che pur di avere seguito sono disposte a qualunque cosa, ma sono della idea che se si hanno degli ideali, o si trova chi li condivide, oppure non ha senso cambiare ideali pur di avere riscontro. Preferisco lasciare la demagogia ai voltagabbana, come alcuni personaggi presenti nel nostro Parlamento.

Il mio interesse è tutelare quei Motociclisti che vengono fermati durante le campagne di sicurezza messe in piedi a causa dei fenomeni della domenica, mentre girano per turismo a velocità di poco superiori ai limiti. Questi Motociclisti li considero infatti delle vittime, ma non sono vittime dei controlli. Sono vittime della arroganza di altri "motociclisti", che hanno creato situazioni grazie alle quali la categoria dei motociclisti viene screditata, e che mentre le azioni di controllo sono in corso hanno già spostato su altre strade le loro esibizioni.

Credo che i Motociclisti che guidano responsabilmente siano la maggioranza silenziosa, un gran numero di moto e di scooter che girano sulle strade senza farsi notare, ma che patiscono quello che avviene a causa di una minoranza che si fa notare fin troppo e sa farsi detestare dagli altri. Gli automobilisti che applaudivano a Roma, dovrebbero fare riflettere.

Il problema è però proprio questa "silenziosità" della maggioranza. Mentre i "motociclisti" si fanno sentire sulle strade e sui social network, accusando il CIM di essere composto da moralisti e ipocriti, i Motociclisti passano in silenzio, tirando dritti senza un commento, e senza dimostrarsi interessati alle attività della associazione o a supportarla. Questo fino a che non verranno fermati da una pattuglia... in quel momento si ricorderanno di noi e ci chiederanno supporto, dopotutto non dovremmo tutelare i diritti dei motociclisti? (avviene più spesso di quanto sia sopportabile...)

I commenti agli articoli che ho riportato, il silenzio dei Motociclisti responsabili, l'incapacità di unirsi per dare un minimo impegno con costanza per portare avanti degli obiettivi coerenti, il risultato della campagna di iscrizioni per il 2015 porta ad una sola considerazione: i motociclisti italiani sono una categoria indifendibile.

Sempre pronti a ritrovarsi con le gambe sotto al tavolo, oppure per una bella tirata sulla statale più vicina, pronti a sentirsi un esercito quando sfilano in corteo ad un raduno oppure a commentare con R.I.P. un incidente mortale riportato su Facebook, ma incapaci di capire che i possessori di motoveicoli in Italia saranno pure 8 milioni, ma gli altri 52 milioni la moto non ce l'hanno. I motociclisti sono quindi una minoranza.

E quando una minoranza pretende di farsi le proprie regole con arroganza, finisce sempre che la maggioranza farà di tutto per reprimerla, e ogni tentativo di tutela dei loro diritti sarà solo tempo perso.

Ho sempre pensato che nessuno è abbastanza ricco da potersi permettere di buttare via il suo tempo, sottoscritto incluso, e a questo punto mi comporterò di conseguenza.

Marco Polli
Presidente del Coordinamento Italiano Motociclisti

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