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Aggiornamento:Mar, 23 Nov 2021 4pm

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Possiamo essere la punta dell'iceberg

iceberg

I volontari del Coordinamento Italiano Motociclisti perseguono l'obiettivo di tutelare i diritti dei motociclisti da oltre ventitre anni (iniziammo nel 1991 nel CM)

Per carità, non stiamo cercando di affrontare la fame nel mondo o l'inquinamento globale, i nostri obiettivi sono molto... terra terra. Anzi, molti sono proprio a livello stradale. :-)

Siamo una Associazione di Promozione Sociale, ma le nostre attività hanno delle similitudini con quello che potrebbe fare un "sindacato dei motociclisti", oppure una associazione di categoria o una associazione di mutuo soccorso. Ma non siamo nessuna di queste cose.

Per qualcuno il cercare soci viene assimilato al vendere qualcosa, ma se si pensa così si è completamente fuori strada.
Come si è fuori strada quando ci si dice che cerchiamo di essere aiutati dagli altri.

Il nostro intento è quello di riunire i motociclisti in un unica associazione con un gran numero di iscritti, e grazie a questo numero è più facile essere ascoltati dalle istituzioni, poiché per motivi elettorali sono attente a forme associative con un cospicuo numero di partecipanti.

Il motivo si potrebbe chiamare "effetto iceberg".

Parlando con molti motociclisti nei vari eventi a cui abbiamo partecipato (come EICMA, dove la partecipazione è eterogenea e si incontrano motociclisti con ogni tipo di preferenza) ho avuto la conferma che sia molto diffusa la sensazione che i motociclisti vivono molte situazioni in cui non sono tenute in considerazione le dovute distinzioni tra motoveicoli e gli altri veicoli. Ogni volta che non avviene, si crea una situazione avversa per i motociclisti.

Certamente ci sono anche quelli che dicono che non vedono problemi, ma fa parte del fatto che ognuno di noi ha le aspettative che preferisce. Avere differenti modi di valutare le situazioni che ci circondano è una cosa normale, ed è avvenuto per situazioni ben più serie ed importanti di quelle di cui sto parlando ora.

Tolta comunque la parte di motociclisti che non vedono questi problemi, sono tantissimi quelli che sono infastiditi da certe situazioni. Solo ad una piccola parte di questi può interessare partecipare ad una associazione come il CIM...

Per spiegare il concetto di "effetto iceberg":

  1. Ci sono tantissimi motociclisti a cui non piacciono certe situazioni che devono vivere i motociclisti, e vorrebbe vedere dei cambiamenti
  2. Una parte di questi, non accetta di restare a guardare, ma vorrebbe fare qualcosa per attuare il cambiamento
  3. Una parte di questi non vuole agire in modo isolato ma preferisce cercare un modo di unirsi ad altri poiché ritiene che l'unione faccia la forza. Dopotutto tra motociclisti dovrebbe esserci uno spirito di corpo che in altre categorie non c'è.
  4. Una parte di questi sceglie come forma di aggregazione il CIM.

Quindi gli associati al CIM sono la parte emergente di un iceberg, e la parte sommersa (formata comunque da persone che sono insoddisfatte della situazione) che potrebbe essere apprezzare i risultati ottenuti dalla "parte emersa", è molto più consistente della parte emersa.

Questo vale per tutte le associazioni, non solo per il CIM.

In altre parole, sotto agli iscritti (un migliaio, come il nostro obiettivo, o numeri ben più grossi di altre nazioni) c'è un numero molto più grande di cittadini, motociclisti e con del malessere, che vedendo dei cambiamenti positivi potrebbero mostrare la loro approvazione nelle urne. Quando si arriva a questo, le istituzioni diventano molto attente alle richieste di una categoria, soprattutto quando è molto numerosa.

Quello che voglio dire è che non ci si iscrive al CIM per dare aiuto al CIM, ma per dare modo alla categoria dei motocicisti (quindi la categoria a cui appartengono gli iscritti) che il CIM vorrebbe rappresentare, per avere una diversa considerazione dalle istituzioni. In altre parole è dare un aiuto a se stessi.

Questo però sembra sia difficile comprenderlo. Infatti in tanti ci chiedono "ma se mi iscrivo, cosa mi date? Dove trovo degli sconti?" Questa domanda la trovo assurda. Il CIM non è un gruppo di acquisto. La tessera del CIM non è una tessera fedeltà di un supermercato.

Iscriversi ad una associazione come il CIM vuole dire unirsi ad altri motociclisti che vogliono provare a reagire alle situazioni avverse ai motociclisti. Una reazione che può avere successo solo se si è in tanti, per fare capire la dimensione dell'iceberg che sta sotto alla parte emersa.

E' una esternazione di un personale modo di vivere la propria vita, la dimostrazione di condividere il concetto che ognuno è artefice del proprio destino. E noi vogliamo provare ad creare un destino migliore della situazione che stiamo vivendo.

Il concetto, alla fine, non cambia: o saremo in tanti, e la cosa ci permetterà di lavorare in modo concreto, o questa volta il disinteresse verrà considerato comunque un modo di rispondere.

Ma questa volta dovremo agire di conseguenza.

Marco Polli
Presidente del Coordinamento Italiano Motociclisti

Coordinamento Italiano Motociclisti
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Partecipate al nostro progetto per la tutela dei motociclisti :
http://www.derev.com/supportacim

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