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Aggiornamento:Mar, 23 Nov 2021 4pm

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I guard rail non fanno distinzioni

guard rail

I guard rail attualmente utilizzati sono estremamente pericolosi per i motociclisti, e possono uccidere, qualunque moto si abbia. Oramai è noto agli utilizzatori di motoveicoli ed a chiunque altro non decida di ignorare la cosa che se a causa di una caduta un motociclista dovesse scivolare sulla strada impattando contro un guard rail, molto facilmente si arriva a conseguenze letali.

Il Coordinamento Motociclisti ha cominciato ad affrontare questo problema fin dal 1997, chiedendo alle amministrazioni pubbliche un impegno per risolvere questo problema, ottenendo per la prima volta che in alcuni tratti di strada venissero adottate delle protezioni aggiuntive che rendessero meno pericolosi i guard rail.

Il CM faceva parte della FEMA, la Federazione Europea delle Associazioni Motociclistiche che si è attivata in ambito Unione Europea perché venissero definite delle nuove procedure di omologazione, volte a rendere obbligatorio l’uso di guard rail salva-motociclisti. Purtroppo, malgrado il voto a favore dell’Italia, non si è ancora riusciti a raggiungere questo risultato.

Negli ultimi anni si sono uniti alla protesta altri gruppi ed altre associazioni, dando così una maggiore visibilità al problema anche grazie alla fotopetizione “Non voglio morire”. Questa visibilità ha portato alcune amministrazioni locali ad impegnarsi per cercare delle soluzioni, ma per il CIM questo è ancora troppo poco.

Il Coordinamento Italiano Motociclisti continua l’impegno per ottenere guard rail salva-motociclisti nelle nuove installazioni, senza tralasciare i problemi dati dalla segnaletica verticale, dalla manutenzione strade e da altri nemici della incolumità dei motociclisti. La tutela della sicurezza é tra i principali obiettivi della associazione.

E’ una battaglia che deve coinvolgere tutti gli utenti di motoveicoli, dato che i guard rail, nel momento in cui uccidono, non fanno distinzioni del tipo di veicolo usato, arrivando ad essere letali anche per gli automobilisti, ma che potrà avere dei risultati solo se saremo in tanti a partecipare, ma pare che questo sia molto difficile.

Quando proponiamo ai motociclisti di partecipare, sono in molti che come prima risposta dicono "Voi cosa avete fatto?", ma questa domanda dovremmo essere noi a farla ai motociclisti. Noi abbiamo oltre vent'anni di attività, svolta con segnalazioni e proteste, portate avanti troppo spesso da un piccolo nucleo di persone, decise e motivate.

Ma tutti quelli che nel momento in cui un loro amico muore dilaniato da un guard rail, si indignano e chiedono a gran voce di fare qualcosa, magari fondando nuove associazioni o nuovi gruppi, fino a quel momento, cosa avevano fatto? Oltre a cliccare "mi piace" su qualche post di Facebook e a risponderci "magari passo dopo" quando gli si proponeva di unirsi a noi per queste battagli, cosa facevano?

La risposa è ovvia: non facevano NIENTE!

Si lamentavano al bar, dicendo che "qualcuno dovrebbe fare qualcosa", nascondendo la testa sotto la sabbia come gli struzzi, dato che usavano ogni scusa per dire che era un compito che non toccava a loro.

Ma invece la tutela dei motociclisti è qualcosa che compete ai motociclisti, e il Coordinamento Italiano Motociclisti può portare avanti queste battaglie solo con la vostra partecipazione. Proponiamo quindi ai motociclisti di seguire e diffondere le attività del CIM relative alla tutela della sicurezza dei motociclisti, e di parteciparvi in modo attivo, come sostenitore o come socio.

Il rimandare o il delegare ad altri, è un comportamento da struzzi, che non solo non aiuta a fare cambiare le cose, ma contribuisce a farle restare sempre uguali. 

Ricordo che siamo un un Paese democracito, dove (anche se ci vogliono fare credere il contrario) le proteste popolari portate avanti in modo costruttivo riescono ancora ad avere dei risultati, quindi chi non fa nulla per fare cambiare le cose che non vanno, diventa complice di chi vuole mantenere le cose come sono, e dei morti che ne derivano.

Uscite dalla passività che vi rende complici di chi non vuole salvare la vita dei motociclisti, e ricordatevi che solo restando uniti potremo difendere i nostri diritti!

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