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Aggiornamento:Mar, 23 Nov 2021 4pm

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Ma gli assassini sono davvero i guard rail?

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La prima associazione che ha segnalato la pericolosità dei guard rail per i motociclisti è stata il Coordinamento Motociclisti, a partire dal 1997. Da allora sono state portate avanti molte battaglie, alcune delle quali hanno portato a dei risultati pratici, con l'adozione di barriere protettive su dei tratti di strada. Nel 2012 il CM si è evoluto nel Coordinamento Italiano Motociclisti, che oltre a proseguire gli obiettivi del CM ne eredita le esperienze fatte nei vent'anni di attività.

Una esperienza importante è proprio quella relativa alla questione guard rail, e al comportamento che tipicamente hanno i motociclisti a questo riguardo.

Per ottenere dei risultati in questo ambito si dovrebbe riuscire a creare un fronte di protesta compatto e numeroso, l'unico modo per fare capire concretamente alle istituzioni che il problema si deve affrontare subito e senza ulteriori deroghe. Il Coordinamento Italiano Motociclisti sta cercando di creare questo fronte, però ogni volta che proponiamo ai motociclisti di partecipare riceviamo sempre lo stesso tipo di risposte.

La prima risposta che riceviamo è "non faccio nulla, tanto non serve". A prescindere che possiamo dimostrare che queste proteste possono portare dei risultati, il problema è che ad essere in pochi a protestare non aiuta ad ottenere dei risultati in breve tempo. La scarsa partecipazione rende la cosa ancora più difficile.

Dopo si passa alla seconda risposta tipo: "non faccio nulla, tanto non mi riguarda". I motivi per tirarsene fuori sono dei più fantasiosi. Uno dice che tanto va solo fuori strada, l'altro dice che dalle sue parti non ci sono, un altro dice che lui sa guidare e quindi a lui queste cose non succedono.

Alla fine nessuno ritiene di dovere fare qualcosa per questo problema, se si insiste a fare notare che se non si fa nulla per fare cambiare le cose, alla fine resteranno sempre uguali e continueranno ad esserci vittime, la risposta è "non ci posso fare niente".

Ma quando la lama del guard rail si abbatte su un amico, dilaniandolo o decapitandolo, allora si accorgono che fare come i bambini che chiudono gli occhi per non vedere il pericolo, non serve a nulla. Quando il problema finisce con il coinvolgerli, salta fuori la coscienza sociale, e nascono crociate contro i guard rail, si creano gruppi su Facebook per protestare contro il fatto che nessuno ha mai fatto nulla per mettere dei guard rail diversi. Magari, visto che secondo loro nessuno sta facendo qualcosa, si arriva ad aprire associazioni contro i guard rail assassini.

Quando facciamo presente che il Coordinamento Italiano Motociclisti sta portando avanti questa battaglia da oltre 15 anni, ci viene detto "va bene, ma ad oggi non avete fatto abbastanza". Ma quando diciamo "guarda che il primo a non avere fatto nulla sei stato tu!" la gente si offende.

Eppure abbiamo solo detto la verità. Ma spesso la verità offende. Senza stare a fare lunghi discorsi, ricordiamo solo una frase di Martin Luther King: "Può darsi non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla."

Ogni giorno ci sono incidenti mortali in cui sono coinvolti dei motociclisti, in alcuni di questi la responsabilità dei motociclisti è evidente. Ma non si tratta solo dei casi in cui la velocità è esagerata, in quei casi chi esagera viene direttamente coinvolto. Ci sono anche tutte le situazioni in cui è stato un guard rail a uccidere un motociclista, in questi casi la responsabilità cade su tutti coloro che non hanno mai voluto fare nulla per fare cambiare la situazione: istituzioni e tutti quei motociclisti che hanno sempre risposto "a me non riguarda".

Coordinamento Italiano Motociclisti
Ufficio Comunicazione

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