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Aggiornamento:Mar, 23 Nov 2021 4pm

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Il motociclismo, nell'anno della crisi

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Il titolo è ambizioso e si rifà all'opera di Gabriel García Márquez sicuramente a tutti nota, ovvero "L'amore ai tempi del colera". Il motociclismo è passione, in alcuni casi è amore smisurato (avere in testa l'acquisto di una nuova moto, tra motociclisti, si parafrasa con l'espressione della "scimmia sulla spalla", una vera dipendenza a volte), e questi sono tempi di malattia, di una epidemia economica che continuiamo ad insistere a chiamare "crisi".

In realtà sarebbe meglio definire questo periodo come "ritorno al buon senso" dopo anni scellerati che definire "il tempo delle cicale" non sarebbe sbagliato: ora questo tempo è finito e si chiede alle solite "formiche" di mettere a posto i danni dei tanti (troppi) festini scellerati.

Ma come disse qualcuno (Marcello Marchesi per la precisione) "Anche le formiche, nel loro piccolo, s'incazzano",  e molte volte, i motociclisti virtuosi che non hanno ceduto alle folli lusinghe di un mercato "drogato" si sentono proprio così……un po' incazz…

Non per nulla quella che è un'associazione di motociclisti per noi di riferimento, ovvero quella francese, si definisce come quella di "motociclisti in collera" e per garantire i diritti dei propri associati esprime la propria "seccatura" in modo esplicito.

Allora cerchiamo di capire se siamo anche noi "incazz.." ,  visto che ora è fine anno, ed è, (di norma), tempo di bilanci: archivieremo tra breve questo 2013 che non è stato certo monotono per molti aspett, ed alcune valutazioni prima di dare il via al nuovo venuto cioè al 2014, sono certamente necessarie.

- I problemi del motociclismo italiano, per quanto attinente ai diritti dei motociclisti, sono gli stessi da tempo immemore e sono di fatto irrisolti: la difficile congiuntura economica ne ha esasperato gli effetti soprattutto relativamente al discorso assicurazioni, ma non solo, ed oggi il possedere una moto può diventare un lusso insostenibile.

- Episodi come quello relativo alla richiesta del pedaggio al Passo dello Stelvio, il completo dissesto della rete stradale dove trovare un po' d'asfalto tra le buche è la ricerca del Santo Graal, guard rail che continuano ad uccidere innocenti che hanno la sola colpa di passare di lì, pedaggi autostradali che non sono degni di un Paese che si definisce "europeo", e si potrebbe continuare con la tiritera di un "blablabla" da far seccare la gola…

- Se un alieno (magari un "vulcaniano" come Mr.Spock.) scendesse su questo pianeta e facesse un'analisi di questa situazione, probabilmente darebbe una logica risposta al fine di fornire una soluzione a questo stato di cose: "cercate di associarvi come motociclisti in un movimento forte, numeroso e quindi con risorse tali in uomini e mezzi da far sentire forte la vostra voce per ottenere riconosciuti i vostri diritti!!!"

Giusto…in tanti faremmo sentire la nostra voce, avremmo risorse da spendere in legali, comunicazione, organizzeremmo manifestazioni, bloccheremmo le strade come fanno i francesi, potremmo creare una assicurazione a noi dedicata, potremmo creare dei comitati locali per evitare ingiustizie legate a pedaggi, parcheggi, divieti di circolazione, etc...

- E' stata questa l'idea di fondo che ha dato vita al Coordinamento Italiano Motociclisti, che, forte dell'esistenza di un nocciolo duro di convinti assertori di queste tesi che per più di ventanni hanno mantenuto accesa la fiaccola del Coordinamento Motociclisti, ha pensato di darsi una struttura trasparente basata sul volontariato e la promozione sociale.

- Si è fatto un grosso sforzo di comunicazione con pochissime forze e si sono accesi riflettori di non poco conto su temi specifici al punto di "risvegliare" chi ha dormito fino ad oggi, aiutando anche i media ad una maggiore attenzione su questi temi, abbiamo indubbiamente riportato altri ad occuparsi dei nostri diritti.

Tutto bene? Purtroppo non è così: in due anni di intensissima attività del C.I.M.  ci si sarebbe aspettati una adesione massiccia dei motociclisti italiani che avrebbero dovuto cogliere la "novità" di chi non essendo legato a "carrozzoni" istituzionali e non avendo miraggi di poltrone di qualsivoglia tipo, è espressione della BASE della categoria.

Questo non è successo, ma le istanze di azione ci sono e sono molte a partire da "emergenze" come quella dei controlli del Corpo Forestale dello Stato in Toscana o la legge regionale dell'Emilia Romagna per limitare la pratica dell'enduro, oltre al discorso "assicurazione", vero problema dei problemi..

- Abbiamo teso la mano ad altre associazioni, abbiamo sollecitato ANCMA ed FMI a sostenerci ed unirsi in questa battaglia, ma il concetto di "collaborazione" che hanno espresso non è stato certo quello di "solidarietà", per poi agire indipendentemente su temi da noi sollevati quando forse farlo insieme avrebbe dato un segnale che avrebbe trascinato altri esponenti, ma, ahimè, come italiani non siamo capaci di fare "sistema" e perdiamo così battaglie epocali.

- Chi ha lavorato nel C.I.M. lo ha fatto con il solo spirito di volontariato, mettendoci del suo sia come tempo libero che come sostegno economico, non abbiamo "sostenitori" illustri ma solo gente della "base" dei motociclisti, e forse, dopo due anni siamo anche un po' stanchi…..stanchi di ripetere le stesse cose nel vuoto di chi non ascolta, stanchi di trovare muri di gomma, stanchi di vedere le nostre proposte che diventano quelle di altri senza per questo dirci grazie, stanchi di non fare "numeri" che altri fanno senza impegnarsi nella difesa di chi li sostiene economicamente (sono forse masochisti i motociclisti italiani?)

- Per ottenere qualcosa di più di quanto abbiamo fatto bisogna essere in molti di più, fare "numero" altrimenti si fa la fine di Alamo: i cartelli di divieto che sono postati a fianco di queste riflessioni, esprimono il divieto a chi con il motociclismo che intendiamo noi, non ha nulla a che fare, volendo rappresentare noi un motociclismo "etico", ma un domani il "divieto a TUTTI i motociclisti" potrebbe essere uno "standard" su molte zone del nostro territorio, proprio perché nessuno ha cercato di fare la "distinzione" necessaria.

E, allora, non ci sarà NESSUNO a difenderli. 

E se qualche motociclista arrivasse a chiedersi "di chi è la colpa", basterà ricordarsi di una frase di Martin Luther King che diceva "Può darsi non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla" per capire quindi che per vedere il volto di uno dei colpevoli, basterà andare davanti ad uno specchio!!

Coordinamento Italiano Motociclisti
Ufficio Comunicazione

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