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Aggiornamento:Mar, 23 Nov 2021 4pm

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Metodi poco ortodossi per la campagna anti-motociclisti della Forestale

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Abbiamo letto con un misto di interesse, rassegnazione e, ammettiamolo, anche un po' di rabbia, la notizia, riportata sugli organi di stampa locali, della 'retata' compiuta dal Corpo Forestale dello Stato di Arezzo, sul Passo del Muraglione domenica scorsa, che ha visto il ritiro di ben 38 patenti.

Del fatto che la Forestale avesse messo decisamente nel mirino i motociclisti lo avevamo già comunicato anche su altro nostro articolo.

Che al Muraglione, come su altri Passi, ci siano dei cretini che scambiano la strada per la pista, non ci piove. Questi comportamenti li abbiamo sempre condannati, così come condanniamo, sulla strada, tutti i comportamenti indisciplinati ed irrispettosi della sicurezza altrui, indipendentemente dal mezzo utilizzato

Ma siamo sicuri che la famosa 'strategia' della Forestale di Arezzo colpisca solo questi delinquenti?

Intanto i limiti di velocità che, in molti tratti, sono assurdamenti bassi, 60 all'ora. Addirittura sulla strada vicino Passo della Calla, anche in zone rettilinee, ci sono i 40 all'ora. Così come l'onnipresenza e ormai senza soluzione di continuità della linea continua e del divieto di sorpasso, anche in punti dove lo spazio, per superare i mezzi molto lenti che si trovano in salita, ci sarebbe.

Che senso hanno queste prescrizioni vessatorie e fuori dal mondo? Solo quello di disabituare automobilisti e motociclisti a rispettarli. Sono a tutti gli effetti controproducenti, riducendo la percezione positiva, da parte degli utenti, anche quelli più assennati, nel confronto del rispetto delle regole.

C'è poi il comportamento della Forestale (o, come ama definirsi il comando di Arezzo, Forestradale): pare che domenica scorsa la loro auto civetta, con la telecamera a bordo, viaggiasse molto lenta, praticamente inducendo i motociclisti a sorpassarla pur in presenza di divieto di sorpasso.

Poi, una volta arrivati in cima, ecco il 'pattuglione' a notificare i provvedimenti.

Se questa ricostruzione dei fatti, ripresa dal racconto di alcuni dei motociclisti sanzionati, è vera, come Coordinamento Italiano Motociclisti siamo profondamente indignati, e chiediamo al Comando aretino del Corpo Forestale dello Stato, di cessare immediatamente questa 'strategia'.

A nostro parere si tratta infatti di una vera e propria un'incitazione a delinquere, un comportamento che lede il senso di rispetto delle Istituzioni, uno 'sparare nel mucchio' che non colpisce solo i più pericolosi, ma 'random' chiunque si trovi casualmente davanti a questo tabocchetto.

Che un Corpo dello Stato utilizzi questo metodo è una vergogna.

Noi chiediamo limiti e prescrizioni seri, comprensibili, accettabili e condivisibili.
E capacità di colpire i comportamenti criminali e pericolosi.
Questo è ciò che ci si aspetta da un Paese civile.

Chiediamo alle Forze politiche e sociali, alle Pubbliche Amministrazioni locali, agli Enti proprietari delle strade, alle Forze dell'Ordine, di aprire gli occhi: il turismo è una grande ricchezza del nostro Paese. Vessare chi si muove con mezzi propri, chi porta ricchezza e sviluppo in aree altrimenti ben poco frequentate ed abitate, non si deve sentire additato come un lanzichenecco di fronte a grida di manzoniana memoria, bensì accolto da regole chiare ed intelligenti, e da fermezza nel farle rispettare.

E' solo così che si potrà incentivare un comportamento responsabile sulle strade, dove motociclisti, ciclisti, automobilisti e utenti professionali devono essere parificati in rispetto e responsabilità.

Noi del CIM siamo disposti a fare la nostra parte.

Coordinamento Italiano Motociclisti
Ufficio Stampa

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